La “Bisbetica domata”: commedia del travestimento, dell’inganno e della finzione
Commedia giovanile di Shakespeare, basata su un impianto che incastra due storie differenti, ovvero la “Trama di Petruccio e Caterina” e la “Trama di Bianca”, la “Bisbetica” partendo dalla classica commedia degli equivoci di matrice italiana fiorita nel periodo rinascimentale, si spinge più in là, giocando con i caratteri e gettando le basi per quella che sarà la tematica del teatro nel teatro caratteristica dei testi più maturi del grande drammaturgo.
Grazie all’espediente legato alla figura di Sly (che in questo allestimento viene completamente rielaborato) Shakespeare mette subito in chiaro che tutta la rappresentazione altro non è che finzione, inoltre all’interno della finzione stessa si diverte a presentare un campionario di inganni per effetto dei quali la realtà non è mai quello che appare.
Già in apertura si assiste all’inversione di ruoli tra Lucenzio e Tranio, per effetto della quale un servitore viene da tutti creduto nobile ed un nobile un pedagogo, alla quale segue il travestimento di Ortensio che per conquistare Bianca si fingerà maestro di musica, mentre nel finale la comparsa di un finto Vincenzo farà dubitare della stessa identità del vero padre di Lucenzio.
Oltre a ciò è interessante osservare il ribaltamento di carattere delle due protagoniste femminili che nel finale, pur non essendo ricorse a mascherature, si riveleranno essere l’esatto opposto di ciò che avevano lasciato credere. La dolce e mite Bianca dimostrerà tutta la propria arrogante autorità nei confronti del malcapitato Lucenzio, mentre la bisbetica Caterina si rivelerà come donna accomodante e remissiva; anche se una lettura più attuale dell’ opera tende ad identificare in questo atteggiamento di apparente sottomissione il calcolo di una donna consapevole della propria femminile superiorità e quindi perfettamente a conoscenza del fatto che non servono le maniere forti per sottomettere un uomo, nello specifico il burbero Petruccio.
In sostanza si può dire che tutta la commedia corra sul filo dell’inganno e della burla, espedienti attraverso i quali viene sdrammatizzata ogni situazione, quasi alla fine si trattasse di un gioco per impedire di farsi coinvolgere troppo seriamente. Il testo stesso, infatti, per il modo in cui è costruito, non porta i suoi personaggi ad un’evoluzione o ad una rivelazione interiore, ma è più una sequenza di scene, spesso chiuse in sé stesse, che sfruttano i caratteri come maschere in maniera sicuramente funzionale ma in buona sostanza ancora superficiale. Nella Bisbetica domata viene così presentato un vasto campionario di personaggi (il pedante, l’innamorato, il fool, la bisbetica…) che riprendendo stilemi appartenuti alla commedia dell’arte getta le basi per la creazione dei grandi caratteri shakespeariani delle opere più mature, iniziando così per l’autore un processo di rielaborazione ed emancipazione dagli schemi classici che lo porterà alla creazione di quell’universo di figure che saranno alla base della sua grandezza.
Davide Cornacchione
...continua
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