La Metamorfosi

Da Franz Kafka

Uno spettacolo di Raffaello Malesci


“Gregor Samsa, destandosi da un mattino di sogni agitati, si trovò trasformato nel suo letto in un enorme insetto immondo.”

Uno spettacolo dedicato al grande scrittore praghese, che scandaglia i risvolti più nascosti dell’animo umano. Un ponte ideale fra l’universo immaginifico di Kafka e la contemporaneità.

 

Franz Kafka e la Metamorfosi

Franz Kafka e “La Metamorfosi” sono tutt’uno, l’identificazione è univoca e assoluta. Lo scrittore viene identificato con il suo racconto più celebre tanto che il resto della sua produzione è per lo più sconosciuta al grande pubblico. Non “La Metamorfosi” (Die Verwandlung), un piccolo racconto di poche pagine pubblicato per la prima volta a Lipsia dall’editore Kurt Wolff nel 1915.

Come tutti sanno il protagonista Gregor Samsa si risveglia una mattina da sogni agitati trasformato in un immane insetto. Da qui si dipana un racconto surreale dove l’insetto è l’uomo e l’uomo è l’insetto. Gregor, pur nella sua nuova condizione, parla e pensa come un uomo e ne mantiene tutte le nevrosi, i problemi, le ansie e i desideri.

Gregor resta un uomo che si sente un insetto e come tale appare nella nostra messa in scena. Egli stesso si racconta come un altro, un diverso, un disadattato e così viene percepito e rifiutato da chi lo circonda. È da rimarcare che Kafka insistette con il suo primo editore affinché in copertina non ci fosse l’immagine di un insetto. Niente più di questo particolare avvalora la valenza metaforica del racconto e quindi la nostra scelta di rappresentare lo scarafaggio come persona, in quanto proiezione simbolica dell’io del protagonista.

È la metafora a colpire l’immaginario, a creare identificazione con il protagonista. Tutti ci ricordiamo della Metamorfosi, poiché ognuno di noi ci ha potuto leggere qualcosa che lo riguarda. Il buio dell’esclusione, l’oblio, il disprezzo, la solitudine, l’alienazione, la diversità, l’odio. La metafora di Kafka ha il potere di risvegliare tanti piccoli insetti che ci portiamo dentro e che tendiamo a nascondere con cura e a non accettare. Gregor Samsa è uno specchio per ognuno di noi, in cui vediamo riflesse le nostre paure.

Improvvisamente una mattina queste paure prendono vita e iniziano a zampettare per la stanza, incontrollate, autonome, potenti, inarrestabili. Un piccolo incubo da cui presto ci sveglieremo, alla fine del racconto o del nostro spettacolo, e con sollievo potremo constatare di poter rimanere ancora per un poco esseri umani circondati da altri esseri umani. Per quanto ancora però, non è dato sapere.

Raffaello Malesci

 

Riassunto:

Gregor Samsa è un commesso viaggiatore che un mattino scopre di essersi trasformato in un gigantesco scarafaggio.

Preoccupato più per il ritardo che sta accumulando sul lavoro che per il suo orribile aspetto, cerca di comunicare, invano, con i genitori e la sorella Grete che, non vedendolo uscire dalla sua camera, credono sia malato.

Il procuratore, datore di lavoro di Gregor, fa visita allo sfortunato ragazzo e da dietro la porta lo sommerge con le accuse più varie fino ad arrivare a licenziarlo. Gregor, per cercare di sistemare la situazione e spiegarsi, riesce con fatica ad aprire la porta e appare a tutti per quello che è diventato: un insetto ributtante.

Dopo lo shock iniziale la famiglia inizia la sua faticosa convivenza con l’orribile scarafaggio. È l’amata sorella Grete quella che più si preoccupa del benessere del fratello mentre i genitori tornano a lavorare per sopperire alle difficoltà economiche conseguenti al licenziamento di Gregor.

Con il passare del tempo però la situazione si fa sempre più insostenibile. Il terribile aspetto dell’insetto fa svenire la madre e fa scappare gli affittuari a cui è stato subaffittato l’appartamento. Il padre di Gregor arriva a ferire gravemente il figlio lanciandogli delle mele, mentre Grete ormai vede il fratello solo come una bestia.

Sempre più umiliato ed abbandonato da tutti, Gregor si lascia morire d’inedia. La famiglia si concede allora una gita in campagna dove si dedica a fare progetti per il futuro.

L’autore:

Franz Kafka, scrittore boemo di lingua tedesca (Praga 1883 – Kierling, Vienna 1924), è uno dei maggiori autori del Novecento.

Di origine ebraico – boema, compì gli studi nelle scuole tedesche della città natale e si laureò in giurisprudenza nel 1906. L’anno successivo trovò un impiego nel ramo assicurativo che mantenne fino al 1922, quando dovette andare in pensione anzitempo perché minato dalla tubercolosi, di cui morì pochi anni dopo.

Incompreso in famiglia, anzi in rotta completa col padre, ebbe amici esemplarmente fedeli (in particolare Max Brod, scrittore tedesco che curò la pubblicazione postuma delle sue opere) ed una vita amorosa travagliata.

Votato alla letteratura, ma mai professionalmente, Kafka fu scrittore non eccessivamente prolifico e di ciò che scrisse poco condusse a compimento e pubblicò in vita.

Le sue opere – quasi sconvolgenti allucinazioni – descrivono esperienze di un’inquietante assurdità facendo uso di una scrittura lucida, straordinariamente precisa e realistica nei dettagli e nel tratteggiare fatti inauditi come momenti della più normale quotidianità. Kafka rifiuta ogni intento edificante, mirando piuttosto ad analizzare, con tutto ciò che di negativo, di angoscioso, di tragico, e anche di desiderabile e persino di positivo essa comporta, la sua battaglia per l’esistenza.

Artista solitario e tragico, logico e trascendente, angoscioso e minuzioso, tra le sue opere si ricordano diversi racconti tra cui “La condanna” (Das Urteil, 1912) e “La metamorfosi” (Die Verwandlung, 1915); le raccolte “Meditazione” (Betrachtung, 1904-1912), “Un medico di campagna” (Ein Landarzt, 1914-1917) e “Un digiunatore” (Ein Hungerkünstler, 1922-1924); diversi diari e lettere (tra cui la “Lettera al padre” del 1919); i romanzi incompiuti “Il processo” (Der Process, 1925), “Il castello” (Das Schloss, 1926) e “America” (Amerika, 1927).