Macbeth tragedia dell'ambiguità. Infatti l'elemento che caratterizza maggiormente quest'opera (la più breve tra le tragedie scritte da Shakespeare), è il fatto che ogni cosa in realtà, può rivelarsi diversa da come appare, e comunque non è presentata sotto un unico aspetto. Macbeth, l'assassino sanguinario che per conquistare il regno di Scozia compirà innumerevoli delitti, all'inizio viene presentato come un eroe, un grande e valoroso condottiero, leale e moralmente ineccepibile. E questa sua condizione non lo abbandonerà mai del tutto nel prosieguo dell'opera, infatti ogni omicidio verrà da lui vissuto con il tormento di chi sente che sta compiendo azioni profondamente ingiuste e criminali, ma allo stesso tempo ritiene di non poter sfuggire all'ineluttabilità del fato che lo costringe ad intraprendere quella strada, l'unica per poter conquistare il trono. Tutto ciò fa di Macbeth un personaggio fondamentalmente irrisolto, una figura che si trova suo malgrado a ricoprire un ruolo che non gli appartiene, quello dell'omicida, ma che allo stesso tempo non ha nemmeno la forza per opporsi a questa situazione.
Anche le figure che si muovono intorno al protagonista non sfuggono però a questa condizione di ambiguità. Banquo, l'onesto, che manifestando i suoi dubbi si trova spesso a fungere da elemento di contrasto nei confronti di Macbeth; lui che morirà per mano dell'amico perché la sua conoscenza dei fatti sposata alla sua integrità costituisce pericolo per il nuovo re, allo stesso tempo è colpevole di reticenza. Banquo sa ma tace. Perché le streghe hanno predetto qualcosa che lo riguarda e lui ha tutto l'interesse che ciò si avveri, per cui, pur non aiutandolo manifestamente, diventa complice di Macbeth non rivelando fin da subito quanto potrebbe aiutare ad interrompere la lunga serie di omicidi che includerà anche lui.
Malcom, il nuovo re, colui che dovrà portare il nuovo ordine in Scozia dopo il periodo di terrore, al momento di presentarsi a Macduff e quindi anche al pubblico, si descrive, mediante un'astuta forma di doppiogioco al fine di saggiare la fedeltà dell'amico, come un criminale della peggior specie, dedito ad ogni forma di vizio, ben più terribile del suo predecessore. Eppure questo giovane principe sarà colui che traghetterà con giustizia la Scozia in un nuovo periodo di pace e prosperità ed al quale tutti giureranno fedeltà.
Ma l'elemento assolutamente più indefinibile è costituito dalle streghe, e non solo per la loro condizione di figure fantastiche ed inverosimili. È molto riduttivo, infatti, interpretarle semplicemente come proiezioni della coscienza del protagonista, poiché il ruolo che hanno all'interno della tragedia è fondamentalmente attivo: sono loro che sapendo in anticipo quanto avverrà danno origine all'azione. Esse sono delle entità reali radicate nello spazio e nel tempo che si impadroniscono di Macbeth e ne fanno un loro personale oggetto di divertimento. Queste figure, sfruttando le loro profezie estremamente lucide e veritiere, che però spesso Macbeth fraintende ed interpreta a suo favore, giocano a trascinarlo nel fondo dell'abisso, sino a quando non lo abbandoneranno al suo destino, un destino di morte che già si conosce perché è stato predetto molto prima. Macbeth, ingannato dal loro senso oscuro, vede nelle parole nelle 'sorelle fatali' dapprima l'ascesa al trono e quindi la sicurezza che nessuno con fattezze mortali verrà mai a scalzarlo, mentre in realtà si tratta dell'annuncio dell'inizio di un incubo e della sua definitiva conclusione in rovina.
Altra figura che si staglia singolarmente all'interno del dramma ma che allo stesso tempo non può prescindere dalle streghe è Lady Macbeth. La sua natura ed il suo modo di agire nei confronti del marito la legano in maniera indissolubile all'ambiente demoniaco delle 'weird sisters' quasi a considerarla una di loro.
Giocando sulla doppiezza in molti casi sarà proprio lei a suggerire al marito di mostrarsi in pubblico con espressione differente da quanto lui in realtà prova nell'animo, per distogliere l'attenzione e non destare sospetti mentre viene perseguito il diabolico piano. Il suo carattere virile, lucido, determinato, incarna l'esatto opposto del concetto di femminilità; una femminilità però presente in lei, lo si intuisce nel primo monologo, ma che viene rinnegata nel momento stesso in cui decide di intraprendere il cammino verso la corona, e per fare ciò richiede addirittura l'intervento delle potenze del male. Si può in sostanza affermare che sia la Lady, che rinuncia alla sua natura di donna per trasformarsi in strega, a coltivare nello spirito di Macbeth i germogli seminati dalle streghe stesse, ed a condurlo verso la sua rovina, venendo però risucchiata anch'essa da questa spirale di morte.
Davide Cornacchione
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