'Anatol' è una raccolta di sette atti unici che Schnitzler pubblica a Berlino nel 1893 e cioè: 'Die Frage an das Schicksal' (La domanda al destino), 'Weinhachtseinkaeufe' (Acquisti di Natale), 'Episode' (Episodio), 'Denksteine' (Lapidi), 'Abschiedssouper' (Cena d'addio), 'Agonie' (Agonia) e 'Anatols Hochzeitsmorgen' (Le nozze di Anatol). Questa disposizione scelta dall'autore non corrisponde al periodo di composizione degli episodi, che va dal 1886 al 1891, ma rispecchia l'efficacia teatrale dell'intera pièce. Il prologo è un omaggio ad Arthur Schnitzler di 'Loris' (pseudonimo del giovane Hugo von Hofmanstahl) che Schnitzler aveva conosciuto al caffè Griensteidl dove insieme ad altri era stato fondato un circolo letterario che poi diverrà storico: 'La Giovane Vienna'.
Anatol è fra le opere più conosciute dello scrittore viennese. Si tratta di una composizione giovanile, che, a differenza dei drammi della maturità, accentua la leggerezza e lo spiccato umorismo dei personaggi. Fondamentale in questo lavoro è il riferimento all'indagine sui sentimenti e sull'animo umano che molto si avvicina alle coeve scoperte freudiane, tanto che molto più tardi Freud parlerà di Schnitzler con senso di lusingata ammirazione nella consapevolezza che lo scrittore austriaco, pur con diversi distinguo, molto si era avvicinato alle conclusioni a cui lui stesso era giunto scientificamente. Nel 1922, in occasione del sessantesimo compleanno di Schnitzler, Freud gli scrive questo biglietto : '… Desidero farle una confidenza, che lei avrà la bontà e il riguardo di tenere per sé, evitando di comunicarla a chiunque, amico o estraneo che sia. Mi sono sempre chiesto con tormento per quale ragione io non abbia mai cercato in tutti questi anni di avvicinarla e di avere un colloquio con lei. … La risposta a questa domanda contiene la confessione che a me sembra troppo intima. Io ritengo di averla evitata per una specie di timore del sosia. Non che io sia facilmente incline a identificarmi con altri, o che voglia trascurare la differenza di talento che mi separa da lei, ma in effetti ogniqualvolta mi sono immerso nelle sue belle creazioni, ho sempre creduto di riconoscere dietro la loro parvenza poetica gli stessi presupposti, interessi ed esiti che sapevo essere miei. …' Questo passo di Freud, anche se posteriore, dà l'idea di quanto le opere di Schnitzler siano riuscite a penetrare nei recessi dell'anima.
Non si può infatti non notare la complementarità dei due protagonisti maschili, Anatol e Max, che sicuramente possono essere visti come due espressioni dello stesso io. La ricerca frenetica di Anatol viene contrapposta allo scetticismo e al disinganno di Max, ma entrambe le istanze scaturiscono dalla stessa anima, quella di un uomo che ha perso i propri orizzonti e cerca disperatamente di ritrovarli. Con Anatol questa ricerca si esplica in una girandola di amori che culmina nell'esilarante finale della mattina del matrimonio, mentre con Max in una contemporanea e divertita riflessione ed analisi. Max è la ragione che analizza le pulsioni istintive espresse dal protagonista. La commedia ha certamente anche molti riferimenti autobiografici relativi ai primi anni viennesi del giovane Schnitzler. Leggiamo dal diario dello scrittore del 30 Novembre 1881 : 'Trascinarsi da mesi, forse da anni, di qua e di là, di desiderio in desiderio, in maniera artificiosa, a parole, fino alla nausea… andare su e giù fra le cose soltanto iniziate… e nonostante le ali, limitarsi a svolazzare per deplorevole indolenza solo sulla polvere della terra. A meno che io - un autentico figlio del secolo - non sia venuto al mondo già con le ali tarpate. Oh, che nausea, che indescrivibile nausea, sempre di nuovo e sempre peggio, poiché sempre più di rado mi rinnovo… non importa con che cosa. Ho bisogno di libertà e, com'è naturale, di denaro per divertirmi… e soprattutto di un altro Io!' Notiamo in questo passo la consapevolezza latente dello sdoppiamento dell'Io anche nella vita reale, dell'eterno conflitto in atto fra ragione e sentimento. Leggiamo ancora : 'Sì ! La vita 'dorata' si dissolve ! Ancora qualche anno e addio giovinezza, da cui quand'ero piccolo mi ero aspettato chissà che ! - E oggi ! - Un medico senza ambulatorio ! - Uno scrittore con mediocri successi ! Un giovane con amoretti ma senza amore ! Le grandi avventure e le piccole stoltezze ! Oh no, molto peggio !La grande avventura è svanita, come ogni futilità, solo la piccola stoltezza è diventata grande e non mi molla ! … Molto denaro e qualche donna, altre donne, e poi un po' di sventatezza, ecco di che avrei bisogno ! Poiché la cosa nauseante della mia sventatezza è che essa non è vera ! - è malinconia mascherata !' Il contrasto fra due pulsioni all'interno dell'animo dello scrittore è chiaro e si riversa interamente nel dualismo Anatol - Max.
Il rapporto tuttavia non è mai conflittuale ma sempre pervaso soltanto da un sottile e divertito gioco verbale. La ricerca non avviene più all'esterno, ma nei recessi della psiche e della sua espressione più misteriosa : la parola, il linguaggio umano che i personaggi schnitzleriani utilizzano con perizia persino eccessiva e la cui perfezione è infine indice di un vuoto interiore che si tenta affannosamente di colmare con la ridondanza delle parole.
Anatol può anche essere letto come una risposta dongiovannesca ai faustismi di autori contemporanei a Schnitzler: Robert Musil o anche Elias Canetti. Se nella crisi della 'finis austriae' troviamo lo stesso travaglio epocale che secoli prima ha portato alla nascita di miti come Don Giovanni e come Faust, che incarnano il modo rispettivamente istintivo e intellettuale di affrontare la crisi, ritroviamo anche da parte degli scrittori testimoni di quest'epoca la stessa differente analisi e reazione. In fondo Anatol non è altro che un'anticipazione dolce e leggera di Ulrich, 'L'Uomo senza qualità' dell'omonimo romanzo di Robert Musil. Egli tuttavia è completamente intriso della leggerezza, anche se talvolta malinconica, della commedia, mentre Ulrich e di conseguenza Vinzenz, il protagonista di 'Vinzenz e l'amica degli uomini importanti' la riduzione teatrale del suo romanzo capolavoro, resta connotato in chiave freddamente intellettualistica. Da qui la scelta di far prevalere nella messa in scena della commedia di Schnitzler gli aspetti frivoli e comici, così come nella messa in scena di Vinzenz (Brescia, Teatro Telaio, Novembre 1997) prevalevano gli aspetti di angoscia intellettuale misti al grottesco di una farsa che non riesce più a far ridere. Fin dal cinquecento la crisi dell'uomo moderno è stata interpretata secondo due filoni principali: la riflessione unita all'intelletto oppure la ribellione unità al sentimento, creando due personaggi-archetipo in grado di interpretare in modi differenti la stessa crisi. Da una parte l'intellettuale Faust, che nasce come pièce di teatro popolare, viene ripreso da Marlowe, passa per Goethe fino ad arrivare a Thomas Mann, e dall'altra il frivolo Don Giovanni, somma espressione della cultura mediterranea, che nasce con Tirso de Molina, è sublimato al massimo grado da Lorenzo da Ponte e dalla musica di Mozart, ma si tramuta anche in Casanova e nelle sue rielaborazioni hofmanstahliane. Entrambi trovano un degno erede nella cultura mitteleuropea con il lievissimo e giocoso 'Anatol' di Schnitzler, dove i personaggi di Anatol e Max riescono ad essere sintesi e punto di arrivo di questa secolare dicotomia.
Raffaello Malesci
...continua
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