Hansel e Gretel

Stagione Teatrale 2016 - 2017


HANSEL E GRETEL

Una fiaba generazionale

 

Tutti conoscono la fiaba di Hansel e Gretel così come è stata ideata e resa famosa dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm nella prima metà dell’ottocento. Una storia simile, almeno nella sua prima parte, si trova invero già ad inizio del milleseicento nel “Cunto de li Cunti” del napoletano Giambattista Basile. Sicuramente però è la molto germanica casetta di marzapane della strega ad aver reso universale la fiaba dei fratelli Grimm.

Per la nostra messa in scena abbiamo inserito anche le belle melodie dell’omonima opera per bambini musicata nel 1891 dal compositore Hengelbert Humperdinck. Non manca qualche personaggio di pura invenzione in un bosco di marzapane che si popola anche di fate e gnomi.

La storia è un emblema dell’infanzia maltrattata e sfruttata da adulti senza scrupoli. Hansel e Gretel sono sempre lasciati a loro stessi: soli in casa, soli nel bosco. Gli adulti del loro mondo sono matrigne cattive o streghe voraci. Anche il padre, unica figura positiva, rientra in modo fugace solo nel finale quando i bambini si sono tirati fuori dai guai da soli uccidendo la strega.

Hansel e Gretel crescono senza una guida, se la devono cavare da soli e lo fanno in modo egregio, mettendo a frutto la loro intelligenza e abilità. In questo si dimostrano più lungimiranti degli adulti stessi: trovano la casetta della strega, simbolo di ricchezza e di opulenza, e se ne impadroniscono con astuzia e scaltrezza. Hansel e Gretel non sono mai impauriti dagli adulti che li circondano, né dalla matrigna, né dalla strega, ma adottano delle strategie per combatterli. La fiaba infatti affronta l’archetipo del cambio generazionale e della sua ineluttabilità, per cui gli adulti, che per ogni bambino sono già dei vecchi, devono necessariamente essere messi da parte per fare spazio alla prorompente forza vitalistica della gioventù.

Alla fine la vecchia strega finirà nel forno e i biscotti di marzapane saranno fonte di nutrimento per una nuova generazione, fino all’inevitabile arrivo della prossima.

R. Malesci