Otello di William Shakespeare
Regia e adattamento Raffaello Malesci
Stagione 2018 - 2019
Otello, il silenzio dei colpevoli
Otello non ha bisogno di presentazioni, Shakespeare nemmeno. Il dramma del moro di Venezia è un classico perché funziona da sempre, è stato ridotto, arrangiato, modificato in tutti i modi possibili e immaginabili. Otello resta un archetipo nell’immaginazione di ciascuno, quasi tutti lo conoscono, pochi l’hanno visto a teatro.
Il dramma parla di credito e di reputazione e conseguentemente di esclusione ed emarginazione. Otello gode di una buona reputazione, purtuttavia la sua condizione è quella di un diverso, è valoroso ma nero, viene accettato ma guardato con sospetto. Chi lo circonda lo vede nero. Anch’egli allora si vede nero. E se non fosse Otello ad essere veramente nero, ma piuttosto gli altri ad essere particolarmente bianchi? La massa diviene normalità e ogni deviazione è un pericolo da cacciare e da annientare. La gelosia è il tarlo assordante di un uomo che si sente isolato dall’indifferenza che lo circonda. È la visione della maggioranza che crea l’oppressione.
Otello è la storia di un singolo manipolato dalla malvagità di Iago grazie al silenzio e alla complicità della massa. Perché anche il semplice silenzio diventa complicità. Il non sapere, il non vedere, il non voler aprire gli occhi diventa colpa. Chi è più colpevole allora? Iago, il motore malvagio del dramma, o tutti i bianchi personaggi che circondano il moro? Il creatore dell’intrigo o coloro che, forti del loro essere normali, lasciano che accada l’irreparabile?
Il silenzio della maggioranza, non può che essere un silenzio di colpevoli.
R. Malesci