A Scatola Chiusa

Commedia brillante di Georges Feydeau


A Scatola Chiusa, risate in stile Parigino

Georges Feydeau fa debuttare “A Scatola Chiusa” (Chat en poche in francese) il 19 Settembre 1888 al Théâtre Déjazet di Parigi, sperando probabilmente di replicare il grande successo di “Sarto per Signora”, risalente a pochi anni prima. L’apprezzamento del pubblico per la nuova pièce non fu tuttavia immediato, con “appena” 36 repliche dopo la prima rappresentazione (comunque tante rispetto agli standard attuali).

Ma la commedia del “tenore suo malgrado” si riprese negli anni successivi, diventando uno dei lavori di maggior successo del drammaturgo.

Feydeau introduce infatti un matematico e preciso meccanismo farsesco, basato su un intreccio di equivoci, allo stesso tempo assurdi ed esilaranti nella loro incredibile plausibilità e consequenzialità. Una macchina logica al servizio del “non sense”, del sottinteso e del malinteso.

Parigi è al centro della pièce e della messa in scena. La ricca borghesia della “ville lumiere” tratta con gioiosa sufficienza tanto l’arte quanto il presunto tenore, diretta espressione di questa. L’arte è commercio, circostanza, mercato, esibizione di ricchezza; il mecenatismo del signor Pacarel altro non è che autopromozione. La ricchezza permette di comprare tutto, dal tenore migliore in circolazione, fino al palcoscenico più prestigioso, quello dell’Operà Garnier, per l’improbabile rifacimento operistico della figlia prediletta.

Feydeau reitera felicemente i meccanismi del vaudeville del suo maestro Eugene Labiche: mettere alla berlina le manie, i difetti e la grandeur della borghesia parigina. Se nel “Viaggio del Signor Perrichon” di Labiche, il ricco fabbricante di carrozze poteva permettersi di fare il turista di lusso, senza minimamente capire cosa stava visitando, in “A Scatola Chiusa”, parimenti, il ricco fabbricante di dolciumi per diabetici investe i suoi lauti guadagni nell’arte, anche in questo caso senza minimamente capire che cosa sia.

La frenesia della Parigi della Belle Époque fa il resto: in una città che vive di notte, dove si dorme poco, tutto può accadere. I sensi sono annebbiati, l’improbabile verosimile, l’impossibile possibile.

L’equivoco è perciò inevitabile quanto educativo, la farsa scoppiettante, il divertimento assicurato. Attenzione però, se ridendo pensate al vostro vicino di sedia, con le sue manie e stranezze, probabilmente lui o lei sta facendo lo stesso con voi.

I veri personaggi del teatro di Feydeau sono in fondo gli stessi spettatori. Fortunatamente non se ne accorgono quasi mai!

Raffaello Malesci