Abracadabra
ovvero "Il Sistema Ribadier"
Commedia di Georges Feydeau
Eugène Ribadier ha escogitato un metodo infallibile per tradire la moglie Angèle: l'ipnosi. Angèle, tormentata dalla gelosia a causa dei tradimenti del suo primo marito, sorveglia costantemente Eugène. Tuttavia, il "sistema" di Ribadier viene messo a rischio dal ritorno di Thommereux, un vecchio amico innamorato segretamente di Angèle.
Una serie di equivoci e colpi di scena esilaranti si susseguono quando il segreto di Ribadier rischia di essere scoperto, culminando in un finale caotico e divertente.
Il teatro degli equivoci, l’equivoco del teatro
La Scuola dell’attore 2024 – 2025 torna al grande teatro francese con Abracadabra, liberamente tratto da Il Sistema Ribadier di Georges Feydeau e Maurice Hennequin. Il testo ha debuttato nel 1892 al Théâtre du Palais-Royal di Parigi.
Il teatro francese, o meglio il teatro parigino dell’ottocento era una perfetta macchina di intrattenimento che regalava alla grande città, il faro culturale dell’Europa della Belle Époque, una varietà di proposte molteplice e poliedrica, oltre ad una vita notturna che fu e resta leggendaria.
Georges Feydeau è uno dei grandi autori di questo teatro di intrattenimento. Le sue commedie garantiscono un divertimento infallibile e spensierato, perfettamente inserito nella filosofia di vita della classe dominante: quella ricca borghesia degli affari e delle professioni che fu l’ossatura sociale del secondo impero e successivamente della terza repubblica francese.
Infatti l’ambientazione delle commedie di Feydeau è solidamente borghese: riproduce in modo accurato e naturalistico l’ambiente casalingo del suo pubblico, fatto di belle case con molti domestici, di agiatezza e di una vita sociale intensa e spensierata. Il pubblico che affollava i teatri si riconosceva perfettamente nei personaggi messi in scena da Feydeau.
Medici, alti ufficiali, funzionari della macchina ministeriale, industriali arricchiti, commercianti di vini, giovanotti mondani, dame del bel mondo, mogli annoiate, figlie viziate e così via. La nobiltà è completamente scomparsa dalle scene. La politica è altrettanto bandita. La vita è mondana, edonista, libertina; la critica sociale inesistente.
I tradimenti sono all’ordine del giorno, gli scambi di persona anche. Tutti equivocano perché recitano in scena una vita che è equivoca. La facciata esteriore incarna il perbenismo borghese: le buone maniere, i solidi principi morali, la fedeltà allo status quo, l’agiatezza del denaro e della rendita. La realtà è la vacuità della noia, l’adulterio, l’indifferenza. I personaggi di Feydeau mettono in scena la borghesia del lavoro e delle professioni, ma non hanno la benché minima etica del lavoro, anzi la mettono in ridicolo: o non lavorano per niente o ridicolizzano la propria professione.
La comicità è una perfetta macchina ad orologeria spinta dall’equivoco, dal “misunderstanding” direbbero gli inglesi. L’incomprensione di sé stessi e degli altri è costantemente in agguato e si assomma ad altri fraintendimenti ed equivoci. Il finale esplode nell’assurdo, il naturalismo della commedia si disgrega nell’iperbole, nell’impossibile, nell’inverosimile.
È il teatro che si sta trasformando: non è più legato alle compagnie di giro, ma diventa industria, sfornando titoli su titoli, standardizzando le produzioni a Parigi per poi esportarle tali e quali in provincia. Questo teatro richiede autori cottimisti, non più capicomici alla Moliere, che scrivevano per loro stessi, o alla Goldoni legati ad una precisa compagnia di attori. Bensì autori che scrivono per un teatro che è macchina, centro di produzione commerciale e industriale. Feydeau è uno dei maggiori di essi insieme al suo maestro Eugene Labiche. Ma ce ne furono tantissimi della Parigi del secondo ottocento. Da questa nuova professione di drammaturgo, scaturirà lo sceneggiatore dell’arte cinematografica che dominerà l’intrattenimento del novecento.
Ma Feydeau non manca di attenzione al contemporaneo e alle mode. Labiche, anni prima, inventa una commedia ferroviaria come Il Viaggio del Signor Perrichon, per omaggiare il dilagare del nuovo mezzo di trasporto. Con Il Sistema Ribadier del 1892, Feydeau, insieme al collaboratore Maurice Hennequin, asseconda la moda dilagante per l’ipnosi e lo spiritismo di fine ottocento. Basterà ricordare Antonio Fogazzaro, che, pure in salsa tragica, dedica gli ultimi capitoli di Piccolo Mondo Antico proprio allo spiritismo. Feydeau ne fa una burla, divertente ed efficace. Un teatro di attualità insomma, ma vivo e palpitante ancora oggi.
Il teatro degli equivoci di Feydeau è l’ultima stagione di un teatro di massa, che con il novecento diverrà esso stesso un equivoco: non più al centro del mondo, ma isolato, prodotto di nicchia, rito votato a riflessioni per lo più inascoltate di alta cultura. Feydeau oggi ci farebbe una commedia perché il teatro stesso gioca da troppo tempo a fare quello che non è, e non è mai stato. Siamo in attesa che ritrovi la sua strada.