Dante amore mio!

Da Dante Alighieri
Ovvero l'Inferno visto dalla misconosciuta moglie di Dante: Gemma Donati - Lettura/Spettacolo

Lettura spettacolo adatto alle scuole medie e superiori e ad un pubblico serale.
Durata 1 ora e 15 minuti senza intervallo.


Un’emozionante rassegna degli episodi più celebri della prima cantica del capolavoro dantesco condotta in modo accattivante e disincantato dalla misconosciuta moglie del poeta Gemma Donati! Per affrontare L’inferno di Dante con la serietà di un approccio ironico.

Commento
Affrontando una drammatizzazione della prima cantica della Commedia, l'Inferno, ci siamo posti il fine di rendere nuovamente viva e vitale la poesia dantesca, di farla ritornare cioè a quello che era nel duecento: poesia fatta per essere letta; poesia creatrice di immagini ed evocatrice di concetti; poesia che descrive situazioni e avventure; poesia sonora e musicale; poesia che diventa racconto drammatico. Dante, prima che interpretato e discusso, va letto, semplicemente letto, possibilmente ad alta voce. Solo così la lingua del grande poeta fiorentino, che poi ha generato e influenzato la nostra lingua contemporanea, prende vita e acquista senso. L'invito perciò è a seguire con naturalezza la storia della discesa del poeta nel regno infernale. Dante ci conduce per mano, racconta, spiega, discute, approfondisce, si diverte anche ad essere lambiccato, difficile, oscuro; ma proprio nel momento in cui fruiamo il poema al nostro livello, quale che sia, esso ci dona il massimo, non è infatti fondamentale capire tutto subito, ma farci invaghire dalla poesia e dal racconto che comprendiamo e ci accorgeremo strada facendo che è la maggior parte dell'opera. Sarà poi ad una successiva lettura che, con piacere e meraviglia, ci nascerà il desiderio di scendere più nel profondo, di seguire Dante nel suo pensiero filosofico, di decidere quale critico aveva ragione nell'interpretare in un senso oppure in un altro un verso particolarmente oscuro. L'inferno è racconto e poesia, dramma e commedia e qualche volta anche farsa. Nel nostro spettacolo la lettura dei versi danteschi viene accompagnata da immagini e musiche che non spiegano, ma rimandano, suggeriscono, evocano fatti e situazioni del percorso negli inferi. Perché Dante può essere semplice, ma anche tremendamente denso e complesso, sviluppando i più arditi parallelismi con il mondo antico, moderno e contemporaneo. In Dante troviamo infatti compendiata tutta la cultura del duecento, il secolo che ha posto le basi per il rinascimento, la moderna finanza, le arti e mestieri che porteranno poi alla nascita della borghesia, gli stati nazionali. Insomma il nostro mondo è tale perché tutt'ora si basa sulle grandi trasformazioni avviate nel duecento. Ecco perché Dante raccontando gli uomini del duecento, racconta gli uomini nostri contemporanei. Noi lo abbiamo letto e interpretato con piacere e divertimento e invitiamo tutti a fare lo stesso, perché in ogni parlante la lingua italiana c'è nascosto per sua natura intrinseca un dantista.

 

Brani affrontati:

Canto I: Incipit e intervento di Virgilio
Dante si perde nella selva oscura dove incontra Virgilio che si offre di fargli da guida nel viaggio attraverso l’Inferno e il Purgatorio.

Canto II: Incontro tra Virgilio e Beatrice
Virgilio racconta di quando Beatrice, venuta a conoscenza delle difficoltà di Dante, sia andata nel limbo per invitarlo ad accorrere in suo aiuto.

Canto III: Ingresso all’Inferno e Caronte
Dante legge l’iscrizione sulla porta dell’Inferno e viene turbato dai lamenti della prima schiera di dannati: i pusillanimi. Virgilio invita il poeta a passare oltre e i due arrivano sulle sponde dell’Acheronte dove fanno la conoscenza del demone Caronte, il traghettatore delle anime dannate, che li conduce all’altra riva.

Canto V: Minosse, Paolo e Francesca
Dante scende nel secondo cerchio: all’ingresso si staglia Minosse, il giudice infernale che sentenzia il luogo dell’eterna punizione di ogni dannato. Il poeta è colpito dal fragore della bufera che travolge le anime dei lussuriosi e riesce a parlare con Francesca da Polenta, che gli racconta della sua storia di amore appassionato e clandestino con il cognato Paolo Malatesta.

Canto VI: Cerbero, Ciacco
Dante è nel terzo cerchio, dove una pioggia ininterrotta flagella le anime dei golosi mentre il demonio Cerbero le graffia, le scuoia e le assorda con il continuo urlare dalle sue tre gole. Un dannato si presenta al poeta: si tratta di Ciacco, un fiorentino.

Canto VII: Pluto, lo Stige
Superato Pluto, il demone guardiano del quarto cerchio, Dante si trova al cospetto delle anime degli avari e dei prodighi. Prosegue poi verso la palude Stige, dove gli iracondi sono immersi nel pantano.

Canto XII: I centauri
Nel primo girone del settimo cerchio Dante scorge un gruppo di centauri armati di saette correre lungo la riva di un fiume di sangue bollente chiamato Flegetonte. Grazie all’intervento di Virgilio il centauro Chirone acconsente al passaggio di Dante e fornisce il centauro Nesso come guida al guado del fiume infernale in cui sono immersi i violenti verso il prossimo.

Canto XIII: Il bosco dei suicidi
Dante e Virgilio entrano in una orrida selva posta nel secondo girone del settimo cerchio. Il poeta coglie il ramo di un grande pruno e sente il tronco gridare. Scopre allora, grazie al racconto di Pier della Vigna, che quelle piante altro non sono che le anime dei suicidi.

Canto XVII: Gerione (in parafrasi)
Il demonio Gerione si manifesta in tutta la sua mostruosità. Carica poi sulla sua groppa Virgilio e Dante e con ampi e lenti cerchi nell’aria conduce i due attraverso un burrone fino all’ottavo cerchio, di cui è custode.

Canto XXIV: Vanni Fucci (in parafrasi)
Nella settima bolgia dell’ottavo cerchio, Dante osserva le anime dei ladri tormentati da ogni specie di serpenti. Incontra il pistoiese Vanni Fucci che per rabbia e dispetto predice al poeta le future sventure dei guelfi bianchi.

Canto XXVI: Ulisse
Giunto nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, quella dei consiglieri fraudolenti, Dante incontra Ulisse e ascolta il racconto della sua fine, avvenuta in mare nel corso di un ardito viaggio oltre le colonne d’Ercole.

Canto XXXI: I giganti
Dante si trova al cospetto dei giganti che, ritti nel pozzo centrale, emergono dall’ombelico in su come torri. Virgilio chiede aiuto al gigante Anteo e questi, senza proferir parola, li depone, come richiesto, sul fondo ghiacciato del nono cerchio.

Canto XXXIII: Ugolino
Nella seconda zona del nono cerchio, dove vengono puniti i traditori della patria, il conte Ugolino della Gherardesca racconta i dettagli della prigionia e della straziante morte per fame sua e dei propri figli.

Canto XXXIV: Lucifero e uscita dall’Inferno
Dante contempla atterrito la mole gigantesca e orripilante di Lucifero. L’enorme testa ha tre facce e in ognuna delle tre bocche vi è un peccatore, maciullato in eterno: si tratta rispettivamente di Giuda, Bruto e Cassio.

Il poeta è giunto quindi al termine del suo viaggio nell’Inferno e insieme a Virgilio torna in superficie a riveder le stelle.