Don Chisciotte

commedia da Miguel de Cervantes
Durata 2 ore compreso intervallo. Adatta a tutti. 


Dal seicento spagnolo ai nostri giorni, la figura e la pazzia di Don Chisciotte sono rimaste proverbiali nell’immaginario universale. Il magmatico eroe della Mancia è oggi come allora alle prese con un mondo che non capisce e che non lo capisce. Da queste incomprensioni scaturiscono una serie di situazioni ridicole e paradossali in cui Don Chisciotte si getta a capofitto insieme al suo scudiero Sancio Panza. Spesso ne esce pesto e malconcio, ma nella sua pazzia e ostinazione ravvisiamo sprazzi di genialità inaspettati che ci aprono nuove prospettive per leggere il nostro mondo complesso, sempre trascinato in una corsa folle e incomprensibile dalle pale invisibili di migliaia di mulini a vento.

“Don Chisciotte ragionava con la volontà, e quando diceva: ‘So io chi sono! ’, intendeva dire soltanto: ‘so io chi voglio essere! ’. E’ questo il cardine di tutta la vita: che l’uomo sappia chi vuol essere. Poco ti deve importare ciò che sei: la cosa fondamentale per te è ciò che vuoi essere. (…) L’uomo è uomo in tutto e per tutto soltanto quando vuol essere più che uomo.”

(Miguel de Unamumo, Vita di Don Chisciotte e Sancio Panza, 1905 – Edizione italiana Mondadori 2006)

La riduzione teatrale

Chi ha letto Don Chisciotte? Molti forse, ma sicuramente meno di quanti pensiamo. Molti avranno letto il primo volume, pochi anche il secondo, infatti non è una lettura semplice e le 1200 pagine di alcune edizioni, ma se ne trovano anche di 800 a seconda dei formati, possono spaventare anche il lettore più agguerrito. Eppure tutti conoscono per nome il personaggio. Tutti pensano immediatamente ad un signore magro, non più tanto giovane con armatura, cavallo e lo scudiero Sancio Panza che lo accompagna in groppa ad un asino. Questo signore poi è un po’ matto e ha deciso di fare il cavaliere errante, e anche questo è noto a molti. Poi tutti, ma proprio tutti, sanno che ad un certo punto Don Chisciotte prende dei mulini a vento per giganti, li attacca e ne resta tutto ammaccato e in alcuni casi addirittura attaccato alle pale a girare come su di un otto volante. E poi? Ora i ricordi diventano più vaghi. Pensandoci un po’, ci viene però sicuramente in mente che Don Chisciotte è innamorato di una dama che si chiama Dulcinea. Ebbene nel Don Chisciotte di Miguel de Cervantes ci sono tutte queste cose, ma ovviamente anche tanto di più. Innanzitutto c’è la descrizione del mondo in cui viveva Cervantes, il seicento spagnolo. Poi c’è la pazzia, lo spasso, il lazzo, lo scherzo, il divertimento, le botte. Sì, perché una cosa che spesso si dimentica è che Don Chisciotte è un romanzo comico, scritto per divertire i lettori e per mettere alla berlina i personaggi che si aggiravano nella Spagna di allora. E poi ci sono le digressioni poetiche, un po’ di critica letteraria, sonetti e poesie all’inizio e alla fine, qualche vistosa incongruenza qua e là, qualche saggia riflessione, un po’ di avventure sconclusionate e tanti, tanti personaggi. Gli Junguesi, i battilana di Segovia, i mercanti di Toledo, il barbiere e il curato, la nipote di Don Chisciotte, Cardenio, il forzato Gines di Passamonte, Sansone Carrasco, Maritornes e l’oste Giovanni Palomecche, il prode biscaglino, il cavaliere degli specchi, Pedro Alonso, Dulcinea e altre centinaia. Sopra tutti e onnipresenti Don Chisciotte e Sancio Panza che sono l’alfa e l’omega del romanzo, il sogno e la realtà, l’infinito e il finito, la chiave di lettura alta e bassa della realtà. Chisciotte si può leggere e rileggere per una vita, un’avventura alla volta. Tutto è legato eppure ogni capitolo è una storia conclusa. Ne abbiamo scelti alcuni di questi capitoli, quelli che ci hanno colpito, divertito e fatto riflettere. Mille altre sarebbero state le possibilità, perché ogni cosa finita diventa infinta a seconda di chi la legge e di chi l’interpreta. Don Chisciotte amava la commedia e i commedianti, come dice nel secondo volume. Noi ci siamo divertiti a cercare il nostro Don Chisciotte a teatro, fra attori e commedianti, per provare a scoprire dove si nascondono i mulini a vento del nostro mondo contemporaneo.

R. Malesci

 

Riassunto:

Sansone e Dalila desiderano tanto sposarsi ma per celebrare le nozze hanno bisogno del consenso del di lei zio, il signor Alonso Chisciano. La questione sarebbe presto risolta se non fosse che ultimamente egli si è lasciato assorbire completamente dalla lettura di libri di cavalleria errante e non si cura più di nient’altro.

Il signor Alonso è talmente preso da queste storie fantasiose che sceglie persino di assumere un nuovo nome da cavaliere: d’ora in avanti si chiamerà Don Chisciotte della Mancia. Decide poi di partire all’avventura per raddrizzare torti e portare gloria alla sua immaginaria dama d’onore Dulcinea del Toboso.

Per prima cosa si reca in quello che crede essere un castello per farsi armare cavaliere. Il maniero, però, non è altro che una locanda, mentre il nobile signore e le donzelle a cui egli si rivolge non sono che l’oste e due donne di costumi tutt’altro che pudichi.

Il taverniere comprende l’originalità del suo cliente e nella speranza di guadagnarci qualcosa gli consiglia di procurarsi uno scudiero, un cavallo e tanto denaro. Per evitare poi che si azzuffi con gli altri clienti, lo nomina cavaliere e lo rispedisce a casa.

Sulla via del ritorno Don Chisciotte incontra una coppia di mercanti con cui si accapiglia discutendo della bellezza della sua Dulcinea. Acciaccato per le bastonate prese, torna a casa con l’aiuto di un contadino ed allora la governante, il curato ed il barbiere del signore, preoccupati per il suo benessere, decidono di bruciare tutti i suoi libri di cavalleria nella speranza di farlo tornare in sé.

La cosa però non fa arretrare Don Chisciotte dai propri strampalati propositi e così, dopo aver convinto il contadino Sancio Pancia a diventare il proprio scudiero, riparte all’avventura. I due arrivano al cospetto di alcuni smisurati giganti, che il cavaliere senza paura decide subito di volere sconfiggere. A nulla servono le parole di Sancio, che fa notare come i giganti siano in realtà dei mulini a vento! Don Chisciotte parte all’attacco… e si ritrova ancora più malconcio.

Per recuperare le energie i due di rifugiano in un’osteria dove però la notte si rivela tutt’altro che tranquilla. Una serie di equivoci fa infatti infuriare i proprietari della taverna e così per l’ennesima volta Don Chisciotte e Sancio Panca si trovano a dover schivare botte e fendenti.

Di nuovo in viaggio, la coppia incappa in alcune greggi di pecore e montoni che il buffo cavaliere scambia per degli eserciti. Nel tentativo di compiere un gesto glorioso l’uomo si avvicina alle bestie ed in tutta risposta i pastori lo colpiscono con una pioggia di sassate.

Nuovamente sconfitto, ed adesso pure senza parecchi denti, Don Chisciotte pensa subito alla sua prossima avventura. Decide di ritirarsi in penitenza e di diventare pazzo finché non avrà conferma che Dulcinea ricambia il suo amore.

Sancio Pancia parte dunque per consegnare la lettera amorosa del cavaliere ma incontra il barbiere ed il curato ancora preoccupati per le sorti del signor Alonso. Saputo da Sancio dove si trova Don Chisciotte, decidono allora di far sì che una finta donzella bisognosa di aiuto lo convinca a tornare a casa. Il piano va a buon fine: il cavaliere ritorna alla propria abitazione ed acconsente al matrimonio della nipote. Egli però non può ancora riposare perché vuole trovare la sua Dulcinea.

Sancio realizza dunque il sogno di Don Chisciotte mostrandogli la donna tanto adorata, approfittando dell’arrivo provvidenziale di una giovane contadina. La coppia di amici incontra infine una compagnia di commedianti, che aiuta loro a riflettere sul significato della vita ed a comprendere che forse anche le avventure di Don Chisciotte sono finite