Il Fantasma dell'Opera... la commedia

dal romanzo di Gaston Leroux

Regia e drammaturgia Raffaello Malesci

Stagione teatrale 2024


Il Fantasma dell’Opera, alle radici del romanzo popolare

Il Fantasma dell’Opera è un romanzo a puntate uscito intorno al 1910 ad opera del giornalista e scrittore francese Gaston Leroux. Romanzo che potremmo definire ultrapopolare, dove Leroux saccheggia a piene mani tematiche neogotiche in voga fin dall’inizio dell’ottocento, creando una commistione ardita e fiabesca di vari stili e filoni letterari. Partiamo dal romanzo epistolare e documentaristico, zeppo di lettere e resoconti, proprio come il Dracula di Bram Stoker; per passare ad una buona dose di mistero e immanenza diabolica, ed eccoci al Dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson oppure al Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde; fino ad adombrare il mostro, il prodigio naturale, lo scherzo del destino, l’azione di qualche malvagio scienziato, proprio come nel Frankenstein di Mary Shelley. 

C’è tutto questo nel romanzo di Leroux e in realtà non c’è niente, poiché alla fine il Fantasma si rivela essere niente altro che un essere umano: un povero disgraziato se vogliamo, chiamato “il signore delle botole”, un imbonitore, un prestigiatore, un clown, un ventriloquo. 

Il Fantasma dell’Opera assomma in sé tutto l’immaginario del secondo ottocento che parte dal filone avventuroso e misterico alla Jules Verne per approdare al neogotico, al romanzo dell’orrore, infine al teatro del Grand Guignol, ma non lo sviluppa, lo fonde semplicemente in un grande gioco teatrale, dove niente è vero ma tutto è verosimile. 

E se agli albori dell’ottocento il romanzo gotico per eccellenza, Il Castello di Otranto di Horace Walpole, ha ancora bisogno dell’esotismo italiano, che d’altra parte già Shakespeare usava a piene mani; Leroux, più di cento anni dopo, costruisce un esotismo che è immaginifico, artistico e teatrale. Così il vero onnipresente protagonista è proprio quell’Operà Garnier, terminata verso la fine degli anni settanta dell’ottocento, al tramonto del secondo impero di Napoleone terzo. Il teatro d’Opera per eccellenza, il tempio sfarzoso creato per celebrare la grande borghesia parigina e la sua musica, un immenso edificio che copre un intero isolato, vicino alla chiesa della Madeleine, nel salotto buono di Parigi. È il teatro stesso che assurge, con il suo scalone d’onore, lo sfarzo dei lampadari, la profusione decorativa, i lunghi cunicoli a luogo misterioso, ctonio, incontrollabile. Il tempio dell’inganno, della rappresentazione, della finzione e della falsità. Qui vive Erik, il nostro fantasma dell’Opera, in simbiosi con la musica, l’arte e il teatro, gioca con trucchi e sberleffi, autorappresenta sé stesso pur di non essere isolato e dimenticato. 

Gaston Leroux azzecca una “lanterna magica” di situazioni teatrali, di finzioni da opera, di personaggi eccessivi: le terribili dive in disarmo che vivono dei successi passati, le filiformi e invidiose ballerine, i bellimbusti da teatro, i grandi ammiratori delle cantanti, le maschere pettegole e i direttori interessati e arraffoni. Tutti trovano il loro senso nell’arte e nella musica, che prevale su qualsiasi miseria e deformità, morale o fisica.  

Non esiste soprannaturale nel suo romanzo, Erik è un uomo come gli altri, bravo nel creare illusioni e trucchi da teatro; un artista, un musicista, ma sfigurato e deforme, costretto a nascondersi dietro una maschera e a vivere nei bui sotterranei che sorreggono lo sfavillante mondo dell’opera, dove ogni sera si celebra lo sfarzo, la mondanità e la bellezza. 

Su questo si innesta la storia con la giovane cantante lirica Christine, una storia d’amore tesa, implacabile, ritmata, in cui gli avvenimenti si susseguono inesorabili, spesso in barba al tempo e alla coerenza. I grandi scrittori percepiscono i cambiamenti, li intuiscono: Leroux infatti ha anche la terribile premonizione di questo uomo sfigurato, di un volto che è uno scheletro. Di lì a pochi anni questo sarà il folle destino di tanta gioventù europea, sfigurata dai gas nervini nelle trincee della prima guerra mondiale. 

L’unica salvezza di Erik, del nostro Fantasma, è l’arte: la capacità di creare bellezza dalla deformità, di far scaturire musica sublime dalle buie catacombe dell’opera. Non a caso si canta il Faust di Gounod, tratto dall’omonimo poema di Goethe, che rappresenta la spasmodica e infinita ricerca dell’attimo sublime, dell’attimo per cui valga la pena di terminare il patto con il diavolo: “arrestati sei bello” dirà Faust: l’arte, il bello, il sublime a prezzo dell’eternità. Lo stesso accade a Christine Daaé, che si innamora del Fantasma per la sua arte, per la sua musica. 

L’arte e la musica salvano e redimono il Fantasma dell’Opera, ma non riusciranno a salvare e a redimere l’Europa dalle imminenti sciagure della prima guerra mondiale. 

 

Sinossi

All’Operà Garnier non si fa che parlare delle continue apparizioni del Fantasma dell’Opera. Un macchinista viene trovato impiccato, tutti credono che sia opera del Fantasma. La notizia irrompe durante la festa data in onore dei direttori dimissionari, i signori Debienne e Poligny, che rivelano ai nuovi direttori, i signori Richard e Moncharmin, di essere schiavi dei voleri del fantasma, che pretende uno stipendio annuale e la disposizione completa del palco numero cinque. I nuovi direttori pensano ad uno scherzo, ma una lettera del Fantasma li avverte del pericolo che corrono disobbedendo. Inoltre il Fantasma è innamorato del giovane soprano Christine Daaé e pretende che la stessa interpreti la parte di Margherita nel prossimo Faust di Gounod. Christine Daaé prende segretamente lezioni di canto dal Fantasma, che, invisibile ai suoi occhi, lei crede essere l’Angelo della Musica, misteriosamente inviato dal suo defunto padre. Contemporaneamente la fanciulla è corteggiata dal Visconte Raoul de Chagny, che ode la voce del Fantasma nel camerino di lei e ne è geloso. Il soprano rivale di Christine, La Carlotta, misteriosamente non si presenta per la recita serale e viene sostituita da Christine stessa, che ottiene un grande successo. Intanto i nuovi direttori decidono di affittare il palco numero cinque, ma la sera successiva accade un grande tumulto in sala ad opera del Fantasma. Mamma Giry, la maschera del palco cinque, l’indomani spiega ai direttori dell’esistenza del Fantasma, ma viene messa bruscamente alla porta. La Carlotta si riprende il suo ruolo e Christine abbandona l’Opera per tornare verso casa inseguita dal Visconte di Chagny. Nel cimitero di Perrot Christine si incontra con il Fantasma, che lei crede essere l’Angelo della musica, ma è stata seguita da Raoul de Chagny; quest’ultimo si scontra con il Fantasma, senza riuscire ad impedire che Christine venga rapita dal mostro. I direttori ricevono un’altra lettera del Fantasma che annuncia la malattia della Carlotta, chiedendone la sostituzione con Christine Daaé; quest’ultimi decidono di disubbidire al Fantasma e di assistere alla rappresentazione dal palco numero cinque. La serata è maledetta: La Carlotta perde la voce nel mezzo della rappresentazione, proprio mentre si stacca il grande lampadario dal soffitto piombando in platea. Christine riappare solo due settimane dopo. Raoul la ritrova e le chiede spiegazioni, sospettando che ami il Fantasma e non lui. Raoul nel frattempo ha scoperto che il Fantasma si chiama Erik e vive nei sotterranei dell’Opera. Aiutato dal Persiano, un ballerino dell’Opera, cerca di trovare Erik, che nel frattempo ha nuovamente rapito Christine Daaé e progetta di sposarla…