Le Donne a Parlamento
da Aristofane
Commedia brillante
Spettacolo di fine corso della Scuola dell'Attore 2021 - 2022 sede di Lonato
Debutto al Teatro Italia di Lonato 10 Giugno 2022
Con Aristofane la Scuola dell’attore torna alle origini del teatro occidentale, alle origini di un’arte antica, vecchia come l’uomo stesso, che con ostinazione cerchiamo di mantenere viva e vitale nella sua forma più originale, quella dello spettacolo dal vivo, a diretto contatto con il pubblico. Il teatro è un evento unico, irripetibile, diverso ogni sera, non riproducibile. Fare l’attore oggi significa intraprendere un percorso di comunicazione personale, di conoscenza dei propri mezzi espressivi; significa fare lavoro di gruppo, imparare ad essere nell’economia di una commedia un ingranaggio, magari piccolo, ma sempre e comunque indispensabile.
Il teatro oggi non può competere con le rutilanti finzioni televisive, con i green screen da cui escono mostri e uomini iperrealistici nella loro estetica computerizzata. Perciò la sua funzione primaria rimane la condivisione, la comicità che genera discussione, lo sforzo e la soddisfazione di uscire di casa per andare a vedere uno spettacolo in compagnia, l’educazione all’ascolto. Perché una pièce teatrale non permette di cambiare canale, non funziona a prescindere, non può essere vista a partire da metà; resta un linguaggio che richiede attenzione, curiosità, tempo. Chiede molto, ma ripaga abbondantemente chi la sa ascoltare.
Aristofane e gli altri commediografi antichi facevano un teatro destinato alla comunità, alla polis. Oggi, in un’epoca di riproduzione video incessante, di trionfo incontrastato di prodotti cinematografici e visuali potenzialmente universali nella fruizione, ma in realtà relegati per la maggiore ad una piccola cerchia di amici virtuali, abbiamo constatato che è più che mai vitale, impellente, necessario tornare a fare teatro per la comunità. Mettere in mostra la nostra voglia di comunicare, vivere un evento collettivo con attori, tecnici e pubblico. Un evento che potrete anche riprendere col telefonino, ma che, persa la forza del momento, non sarà più efficace. Le immagini sembreranno vuote, finte, distanti tanto quanto lo spettacolo, l’attimo teatrale è vero, palpitante, imprevedibile. Tenetelo perciò pure in tasca l’aggeggio.
Aristofane parlava alla sua città, l’Atene del 392 avanti cristo, e, facendo commedia, ne metteva alla berlina i difetti, giocava con la volgarità da taverna, col sesso e con i bisogni primari dell’uomo; prendeva in giro i politici del tempo, fustigava i corrotti, ma soprattutto cercava soluzioni provocatorie ai problemi della polis greca. Stuzzicava la fantasia dei suoi contemporanei con proposte politiche sorprendenti, che resteranno sotto varie forme in auge per millenni.
Nelle “Donne a parlamento” Aristofane propone di affidare il potere alle donne. Ecco, tutto qui, molto semplice. Le donne invadono il parlamento, creano una nuova forma di governo, aspirano a cambiare le basi della convivenza. Vogliono mettere tutto in comune, postulando un improbabile comunismo ante litteram che prevede di condividere non solo i beni, ma anche i figli, gli amanti e i mariti. Il teatro politico non è invenzione degli ultimi anni, è tutto qui in un testo di 2400 anni fa, un testo costruito per ridere, per ballare, per scandalizzare, per far riflettere ma soprattutto per discutere.
Una commedia che va alla base di problemi irrisolvibili, perché ancora oggi “Le donne in parlamento” non ci sono, non contano e tantomeno sono stabilmente al potere. Ancora oggi la pace è lontana e l’eco delle guerre che ci circondano risuonano nella risposta di Prassagora, la generalessa delle donne, alla domanda del secondo attore: “Mannaggia a te! Ma dove hai imparato a parlare così bene?”; “Quando eravamo sfollati, abitavo con mio marito vicino al parlamento: lì ascoltavo i politici e così ho imparato…”. Eccoli dunque gli sfollati di allora, accampati alla bell’è meglio come oggi, con la guerra vicina, che influisce sulle vite e sul benessere delle persone.
Aristofane racconta vita vera, reale, e si sente. Non possiamo che imparare da questo modo di fare teatro. Unire intrattenimento, anche sboccato, a grandi tematiche universali. Mescolare lo scetticismo delle cose che non funzionano, e la rivoluzione delle donne incontra nella commedia non pochi inciampi, ad una sincera voglia di riscatto sociale, ad un desiderio di pace.
Non ci sarà più per secoli una stagione simile al teatro greco antico.
Il teatro greco ti guarda negli occhi e le parole di Aristofane, che arrivano dalla storia ma sono recitate da attori a noi contemporanei, catapultano ognuno di noi nell’assolata cavea teatrale di una polis greca; ai primordi della nostra civiltà, nell’anima della nostra cultura millenaria, che ci parla dal tempo passato incitandoci a rinnovare e a ricostruire la nostra contemporaneità.
Raffaello Malesci